Varigotti

Un piccolo spazio
dedicato ad un piccolo borgo marinaro, deliziosamente lambito dal mar ligure,
luogo del cuore,
dell'infanzia e dei ricordi più belli.

Un po' di storia

UN PO' DI STORIA
La storia di Varigotti (nome di origine romana) si confonde solo nei tempi più recenti con quella di Finale. In questa località costiera, ricca di anfratti e rupi a strapiombo, si era insediato da epoca remota un nucleo di Liguri pescatori e marinai. In età imperiale e bizantina la penisola (Punta Crena) fu fortificata e divenne importante stazione sede di un castrum distrutto da Rotari nel 641.
In tale circostanza Varicottis è ricordata dal cronista Fredegario insieme ai più importanti centri della Riviera. Rimase intatto il complesso di S. Lorenzo (forse sede di un cenobio monastico basiliano del IV-V secolo), che nel 1127 fu ceduto ai benedettini di Lerins. L'abbazia godette di un periodo di grande prosperità nel XIII secolo anche perché i Del Carretto utilizzarono il porto naturale sottostante ("Porto dei Saraceni") come loro principale base marittima. Nel 1341, in seguito alla prima guerra con Genova, il porto fu completamente interrato. L'antica chiesa di S. Lorenzo sorge in uno dei posti più suggestivi della Riviera, a ridosso delle rupe di Capo Noli. Della primitiva struttura altomediovale sopravvivono frammenti di età bizantina murati nelle pareti. Una parte molto antica, forse di età preromana, è costituita dall'abside quadrata con monofore di mattoni ad arco ribassato. Il fronte verso il mare, con le due porte principali a sesto acuto è di epoca gotica. L'interno oggi è spoglio di decorazioni ma custodisce elementi di varie epoche: il muro a monte di età preromanica, una grande tomba degli abati, l'acquasantiera, e sotto il pavimento ossari e tombe molto antiche. Notevole la sacrestia aggiunta in periodo gotico. A più riprese, in passato, attorno alla chiesa sono state trovate tombe di età tardo romana. Nel XV secolo, a ponente del Promotorio, sulla striscia costiera pianeggiante si formò un nuovo borgo che si sarebbe poi dotato di una nuova chiesa, l'attuale parrocchiale, anch'essa dedicata a S. Lorenzo (di struttura tardo gotica è il campanile; il corpo è di epoca barocca). La parte più antica di Varigotti è formata da un nucleo di abitazioni, che riproducono un tipo di casa quasi unico in Riviera, derivato da una remota tradizione mediterranea in cui, erroneamente, si è voluto riconoscere una prova dell'origine arabo-saracena del paese. La forma di queste case è molto semplice ma al tempo stesso assai caratteristica: quattro pareti disadorne terminanti con un attico o parapetto rettilineo che nasconde una terrazza a cupoletta in mattoni. Varigotti fu comune a sé fino al 1869, quando fu aggregato a Finalpia e quindi, dal 1927, inserito nel comune di Finale Ligure.

martedì 7 maggio 2013

Una rosa a tutte le donne di Varigotti

http://www.varigottiinsieme.it/home/index.php?option=com_content&view=article&id=1367:a-ottantatre-anni-dona-una-rosa-a-tutte-le-donne-presenti-a-varigotti&catid=49:rassegna-stampa&Itemid=92

Collegamento pedonale tra Finale e Varigotti

Accordo Comune-Regione per nuovo collegamento pedonale tra Finalpia e Varigotti, opera da 400 mila euro

 

Finale L. Nell’ambito del precedente accordo di programma per la Piaggio è stata firmata un’intesa tra Comune e Regione per rendere disponibili i 400 mila euro per la passerella pedonale che collegherà la passeggiata con la nuova zona urbanistica prevista dal progetto di trasformazione dell’area finalese. L’intervento rientra tra le opere pubbliche finanziate dall’ente regionale, ma le risorse saranno impiegate per i lavori di completamento di un altro collegamento pedonale tra Finalpia e Varigotti, richiesto dall’amministrazione comunale. Da parte del Comune l’impegno a finanziare di sua mano la passerella relativa alla trasformazione delle aree Piaggio.
Tra Finalpia a Varigotti sarà quindi realizzato un marciapiede a sbalzo di 1,5 metri: “Un accordo importante con la Regione che rende disponibili per il nostro Comune 400 mila euro che saranno impiegati per un collegamento pedonale da tempo atteso a Finale Ligure e dal forte richiamo turistico. I soldi erano a disposizione ora e quindi siamo arrivati ad un accordo con la Regione per evitare, in attesa che si definiscano gli interventi per la nuova zona della Piaggio” ha detto il sindaco di Finale Ligure Flaminio Richeri.

 

Nasce Quattroborghi

Quattroborghi”: un’associazione per promuovere il turismo grazie all’appeal di Verezzi, Finalborgo, Varigotti e Noli

 

Finale Ligure. “Quattroborghi” è una nuova associazione che si è costituita a Finale Ligure, si iniziativa dell’associazione Finalborgo.it e dell’Associazione Esercenti Nolesi.
“L’associazione ‘Quattroborghi’ – spiega il promotore del progetto Lorenzo Carlini – non si pone in concorrenza con le associazioni di categoria esistenti, bensì la nostra vuole essere una aggregazione di coordinamento ai fini turistici, delle attività imprenditoriali dei comuni teatro del progetto ed aperta a qualsiasi forma di collaborazione con le associazioni territoriali”.
“La nostra speranza – continua Carlini – è che in breve tempo, altre associazioni simili situate nei comuni interessati dal progetto, Borgio Verezzi, Finale Ligure, Noli, Calice Ligure, Rialto e Orco Feglino e Vezzi Portio, riconoscano ai borghi di Verezzi, Finalborgo, Varigotti e Noli la potenzialità di locomotore turistico in grado di trascinare al successo tutto il meraviglioso territorio circostante ed uniti a noi dare forza al progetto integrato”.
 
Nello statuto, condiviso e studiato ad hoc da tutti i partecipanti, sono stati precisati gli argomenti di cui potrà occuparsi “Quattroborghi”. Eccoli, nel dettaglio:
La gestione dei rapporti con le amministrazioni comunali aderenti al protocollo d’intesa “Quattroborghi”.
Il coordinamento della promozione territoriale in collaborazione con gli enti preposti.
Lo sviluppo e la promozione delle associazioni di attività produttive associate.
La condivisione di servizi comuni.
L’organizzazione di corsi di formazione per gli associati.
L’incentivazione e la promozione di sottoaggregazioni denominate “Corporazioni di rete” formate da gruppi di imprese appartenenti alle “associazioni aderenti” anche sotto forma di “reti d’impresa” o di tipologia disomogenea ma che condividano scopi comuni.
Promuovere le occasioni ricreative e di socialità favorendo attività di promozione ed espressione culturale, di spettacolo, di animazione, di informazione e di crescita civile, organizzate sia dalle “associazioni aderenti” che in collaborazione con altre associazioni ed enti.
La gestione di uffici di relazione con il pubblico e di informazione turistica.
La gestione di autoservizi di collegamento fra i luoghi delle associazioni aderenti.
Le associazioni aderenti, riconoscendosi nello statuto tipo, saranno realmente rappresentative degli associati, attraverso un metodo organizzativo interno detto “sistema delle corporazioni”, che ben si addice ai borghi medievali di appartenenza.
Il direttivo sarà formato dai vari rappresentanti di tutte le attività produttive aderenti come artigiani, commercianti, locande, osterie, produttori e aziende agricole; ciascuna corporazione, con una percezione ed aspettativa diversa del flusso turistico, potrà attraverso azioni mirate di promozione e divulgazione, avere un feedback diretto e immediato circa le azioni commerciali messe in campo.
“Finalborgo.it, nato come progetto pilota – dichiara Carlini -, è stato il laboratorio del funzionamento di questo sistema associativo e in quasi un anno di attività associativa ha potuto testare le criticità ma anche la grande energia aggregativa che questo sistema è in grado di generare. L’associazione permette a tutti gli associati di sviluppare la propria idea di turismo, condividerla con altri imprenditori e farla diventare vera e propria rete sotto il marchio ‘Quattroborghi’”.
“Ora le imprese di tutto l’ambito avranno la possibilità di associarsi liberamente in corporazioni territoriali ‘Quattroborghi’, vere e proprie reti d’impresa che potranno avere due criteri aggregativi:  per omogeneità produttiva e per progetto, diventando patrimonio di tutta l’associazione. Avranno la facoltà di costituirsi e sciogliersi in piena autonomia al raggiungimento dello scopo o di continuare per sempre: il tutto nella massima libertà – conclude Carlini -, nell’intento di generare un vero e proprio laboratorio di idee”.

Il Saraceno cambia proprietà

Alberghi, c’è chi investe: una cordata di imprenditori rilancia “Al Saraceno”


Ponente. Una nuova società ha rilevato la gestione del network alberghiero “Al Saraceno”, che conta le strutture di Alassio, Varigotti e Stintino (in provincia di Sassari). Nonostante la crisi che colpisce il settore ricettivo, riflesso di quella più generale dei consumi, e il freno a mano della politica sul tema dell’accoglienza turistica, un gruppo di imprenditori ha investito i capitali necessari per riqualificare e rilanciare i tre complessi.
La nuova società ha nome “Al Saraceno Group Srl”, composta da imprenditori locali, che scommettono doppiamente sul Ponente savonese (Baia del Sole e Finalese) e sul Golfo dell’Asinara in Sardegna. Il portavoce del gruppo, Massimo Medesani, spiega: “L’obiettivo è quello di riqualificare e rilanciare le strutture alberghiere immerse in realtà di notevole interesse paesaggistico. Rispondendo all’ultimo grido di allarme dell’Upa sulla crisi che strangola il settore proprio nel ponente ligure, e in completa controtendenza, la cordata ha scommesso sulla ripresa investendo i capitali necessari per rinnovare e migliorare strutture già di eccellenza e per avviare un’importante strategia di marketing promozionale”.
Un’iniziativa rilevante anche sotto il profilo occupazionale. “In un momento – sottolinea Medesani – in cui anche nel comparto alberghiero si vivono momenti drammatici pure nelle località a spiccata vocazione turistica; circa una cinquantina sono, infatti, i dipendenti delle strutture rilevate che possono tirare finalmente un ‘sospiro di sollievo’, nella consapevolezza che i loro luoghi di lavoro non saranno chiusi, anzi potenziati, e la loro professionalità sarà salvaguardata”.


Fonte Ivg

mercoledì 17 aprile 2013

Il Corsaro..... quanto mi mancate !!!

https://www.facebook.com/IlCorsaroVarigotti

Varigotti ......

Varigotti conserva ancor oggi motivi architettonici di alta suggestione che ci riporta inevitabilmente indietro nel tempo.
Come sia nata Varigotti è incerto dirlo, l’unica cosa certa è che la conformazione naturale ad ansa riparata da quasi tutti i venti aveva fama di essere il miglior porto naturale di tutta la Riviera di Ponente; ma i collegamenti con lo stesso, se c’erano, erano quasi impercorribili ad un traffico commerciale, dovendo usufruire di ripidi sentieri stretti e difficili. Probabilmente era un porto-rifugio che nel tempo si trasformò in un porto-fortezza.
Taluni studiosi suppongono che il porto risalga addirittura alla metà del II secolo d.c., altri attribuiscono tale fondazione ai bizantini, in epoca quindi alquanto posteriore. Considerato che, durante i restauri e scavi effettuati nell’antica chiesa di S. Lorenzo, furono rinvenuti frammenti e tombe, risalenti ai secoli compresi fra il III e l’VIII, cioè ai successivi domini romani, bizantino e longobardo, si è indotti a ritenere più attendibile la prima ipotesi.
Varigotti era più esattamente un castrum con propria circoscrizione civile e militare, quindi base navale per la sorveglianza di tutta la riviera di ponente. Vi sarebbero quindi stati: una fortezza su Punta Crena con ridotto centrale, un gruppo di edifici più leggermente protetto e uno sbarramento all’imboccatura del porto. L’andamento delle mura perimetrali è ancor oggi visibile: a circa metà altezza su versante orientale del promontorio, spicca un poderoso muro, che si differenzia nettamente dai vari terrazzamenti, per la continuità lungo un’intera curva di livello, costruito con grosse pietre squadrate e tra loro saldate, così da sfidare i secoli.
  Questa struttura, rimase sino al 641, anno nel quale Rotari spazzò i bizantini dalla Riviera ligure distruggendo fortezze e città; Varigotti sede militare, la cui ragion d’essere stava unicamente nel porto, inutile per i longobardi, privi di flotta, rimase deserta ed abbandonata.
E’ comunque dopo la caduta dell’Impero romano che Varigotti ascese, infatti la minore sicurezza del sistema viario, sposta le comunicazioni via mare. In questo contesto l’insenatura di Varigotti offriva un riparo sicuro.
Giunse il periodo delle scorrerie saracene provenienti da Frassineto base permanente araba in Provenza; le condizioni di abbandono del porto di Varigotti hanno spinto presumibilmente all’inizio i saraceni a cercare più volte, un rifugio occasionale, e dopo costatare come esso era poco accessibile da terra e nello stesso tempo come la popolazione locale inoffensiva e povera.
Il nome di “saraceni”, rimasto tradizionalmente agli abitanti, lascia fondamentalmente supporre che essi costituirono una base stabile.
Di conseguenza, una sorte di osmosi si sarebbe sviluppata, poco a poco, tra i marinai, e le truppe arabe e la popolazione. A sostegno di tale tesi è rimasta la caratteristica moresca delle abitazioni in qualche casa del vecchio borgo di Varigotti e della piccola frazione di Ca’ dei Mori, elemento architettonico quasi unico in Riviera. Inoltre, Ca’ dei Mori, sia per il nome, sia per la posizione arroccata su uno sperone, e le modalità di costruzione, fu indubbiamente un vero forte arabo, il quale permetteva di controllare la mulattiera proveniente dalla Selva, unico accesso diretto a Finale. Questa permanenza si protrasse sino a che il centro principale saraceno a Frassinetto non fu attaccato e distrutto.
Nel 1127 i monaci benedettini di Lérins si insediarono a S. Lorenzo e si presume introdussero la coltura dell’olivo.
L’abitato di Varigotti aveva perso in quel tempo ogni importanza, ma il porto non rimase deserto fu sempre un ambito possesso, conteso da Noli e il Marchesato del Finale. Fu così che gli abitanti del luogo lasciarono la zona del porto, così aspramente contesa ed iniziarono a spostarsi a ponente per dedicarsi all’agricoltura e alla pesca. Sorsero così in collina nuclei di case fortificati come il Pino e Chien; le frazioni furono collegate con una serie di mulattiere che portavano, dopo aver traversato Isasco, sull’altopiano delle Manie.
La disputa ebbe fine quando i marchesi del Carretto, signori di Finale, scacciati da Noli, non potendo utilizzare il suo scalo potenziarono e fortificarono l’ottima rada di Varigotti. Dal XIII secolo le sorti di Varigotti sono strettamente legate a Finale e l’abitato si espanse in proporzione ai traffici commerciali, aumentarono le imbarcazione da pesca e i vascelli da cabotaggio. Varigotti si costituì “compagna” ovvero una libera associazione di uomini dei villaggi, che come le analoghe del Finalese avevano potere corporativo.
Caduto il marchesato del Finale con la vittoria Genovese nel 1341, ebbe termine questo periodo di prosperità. La Superba voleva mantenere l’esclusività della sua potenza marittima e tendeva ad annientare ogni possibile rivale. Il porto di Varigotti ottima base navale, venne colmato con terra e sassi (stessa sorte toccò a Savona nel 1528) ad opera di nove galere.
  Dopo l’ultima invasione dei Turchi del 1559 si decise la costruzione di una torre di vedetta sul culmine del promontorio, che da allora è nota come Castello. Testimonianza di uno sviluppo del borgo sulla piana a ponente, è la costruzione di un’altra chiesa intitolata a S. Antonio affiliata alla Pieve finalese. S. Lorenzo divenuta scomoda per la distanza dall’abitato e per la difficoltà e l’angustia delle strade fu abbandonata.
Passato il flagello saraceno sopravviene la guerra; la Spagna invade il marchesato, Genova signora di Noli, approfittando della situazione tenta di spostare i confini e nel 1582 costruisce una torre nel luogo detto La Carruba, l’attuale Torre delle streghe, col pretesto di reprimere il contrabbando del sale. I varigottesi protestano chiedendo l’intervento spagnolo e l’imperatore in persona ordina ai genovesi il ritiro delle truppe.
Dopo circa un secolo la Spagna cede a Genova il diritto su Finale compreso Varigotti i cui abitanti non vedevano di buon grado i nuovi “padroni”.
Dai documenti risulta che la principale attività della popolazione maschile varigottese era sul mare, alla coltivazione dei campi provvedevano le donne e i ragazzi e questa doveva essere di sola sussistenza.
Con la rivoluzione francese, Varigotti venne costituita libero comune autonomo, ne resta una debole traccia nel paese vecchio con il vico del Burò, nel quale sorgeva la casa comunale. Nell’epoca napoleonica si migliorarono le comunicazioni ed è proprio a tale periodo che risale la costruzione del tracciato costiero della Via Aurelia. Questa su fatta passare in località Costa aggirando punta Crena (l’attuale Strada Vecchia) con uno sbancamento che tagliò definitivamente le sorgenti d’acqua nel borgo vecchio.
Nel 1853 Varigotti contava 700 abitanti circa, suddivisi nei quartieri di Capo, Molino, Isasco, Selva, pino, Giardino, Manie, oltre alla pesca e alla produzione di olio d’oliva e di agrumi, era in esercizio una cava di pietra da calce i cui resti sono ancora ben visibili insieme alla fornace sotto il dirupo di Ca’ dei Mori.
Significativa influenza sull’economia locale ebbe la costruzione (1864-72) della linea ferroviaria Savona-Ventimiglia, soppressa e spostata a monte per il raddoppio dei binari nel 1977.
Nel 1869 il comune di Varigotti venne aggregato a Final Pia e a sua volta quest’ultima nel 1927 costituì con Final Marina e Final Borgo l’attuale Finale Ligure.
ricerca curata da L. Vannucchi presso la biblioteca di Finale Ligure

Fonte: Varigotti.Liguria.it

Omaggio ad un amico, bravissimo veterinario e grande musicista: Riccardo Pampararo.


Finale Ligure, città dei quattrozampe - Quotidiano online della provincia di Savona

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Primavera !!!!



giovedì 21 febbraio 2013

La leggenda del leone del Malpasso

Qualche anno fa ero in giro per Varigotti a fare due passi e prendere un po' di sole, di quel bel sole di riviera che si trova solo lì. Dopo aver passeggiato un poco mi sedetti su un muretto a riposare e poco dopo si sedette accanto a me una signora molto anziana, con il suo mandillo intorno alla testa e uno scialletto per ripararsi un po' dal vento che quell'ottobre pareva annunciare un inverno rigido.
Ci salutammo, come si fa per educazione e passammo alcuni minuti in silenzio fin quando ella voltandosi verso di me disse: “Lei scrive, vero?”
Un po' sorpreso risposi: “Sì, di mestiere scrivo articoli e notizie. Ci conosciamo? Come fa a saperlo?”
“Beh, lo immaginavo, rispose lei. Si vede il quaderno che le esce dalla tasca.”
In effetti il moleskine usciva appena dalla tasca, ma ancora oggi non credo fosse per quello che mi aveva riconosciuto.
“La vuole una bella storia vera da scrivere?” mi disse a un tratto.
“Finchè c'è una storia da raccontare il mondo non finirà!” risposi io citando un vecchio detto “per cui, mi interessa di certo. Mi dica pure.”
“Prima mi deve promettere che la scriverà” riprese la vecchia con calma e decisione.
“Io la scriverò di certo, bisogna vedere se qualcuno la vorrà pubblicare... quello non dipende da me”
La vecchia volse lo sguardo al mare, poi si voltò verso di me e disse “Io credo che qualcuno la pubblicherà se lei gliela presenterà scritta bene.”
“Farò del mio meglio, sinceramente.” dissi allora io incuriosito dalla situazione che si era creata.

“Bene – disse la vecchia dopo qualche attimo di pausa - allora le racconterò la storia vera del leone di pietra di Capo Noli, quello che si trova sulla strada tra Noli e Finale.
Tutti credono che siano stati il mare e il vento a consumare la roccia e a darle quella forma che somiglia veramente a un leone seduto. In verità il vento e il mare non hanno fatto altro che levigare la figura del leone, nascondendone i tratti che molti e molti anni fa erano nitidi e chiari.
Deve sapere che nei primi anni del primo secolo, ben prima che i crociati andassero a liberare Gerusalemme, Noli era già una repubblica marinara le cui navi solcavano i mari alla ricerca di ricchezze e scambi commerciali.
Tra i marinai c'era un giovane di nome Leone che voleva andare in Africa per vedere da vicino gli animali di cui portava il nome.
Per questo si imbarcava spesso sulle navi che facevano le rotte più estreme e dopo anni di vagare, giunse sulle coste dell'Africa dove oggi c'è il Marocco.
Durante la sosta in porto si spinse fino nell'interno con lo scopo di vedere i leoni, ma quando finalmente li vide non seppe trattenersi: ne voleva uno da portare a casa e mostrare a tutti.
A fatica convinse i suoi compagni e alcuni cacciatori del posto a fare una battuta per catturarne uno vivo. La cosa era assai pericolosa, ma alla fine partirono e al terzo giorno di caccia riuscirono a catturare un giovane leone, robusto e dalla folta criniera, un esemplare unico a detta dei cacciatori del luogo. Lo chiusero in una gabbia e lo caricarono sulla nave.
Il leone mangiava carne fresca, così dovettero caricare anche antilopi e altri animali per nutrirlo durante il viaggio e così il trasporto costò al marinaio tutta la sua paga per quel viaggio.
Finalmente la nave tornò a Noli e il giovane marinaio fece portare il leone a casa sua dove preparò una gabbia più grande e iniziò a chiamare parenti e amici per ammirare il suo trofeo di caccia .
Il leone non smetteva di ruggire e questo suscitava paura e ammirazione in coloro che venivano a vederlo. Ma il leone non ruggiva per ferocia: stava solo chiamando la sua compagna dalla quale era stato separato. La leonessa, infatti era corsa fin sulle spiagge del Marocco e ruggiva e guaiva chiamando il suo compagno. E ruggiva così forte che il leone, dalle alture delle Manie, dov'era la casa del marinaio poteva sentirla.
Dopo l'entusiasmo iniziale le attenzioni del marinaio per l'animale iniziarono a calare: erano ormai pochi quelli che venivano a vederlo, in compenso il leone costava un sacco di soldi in cibo e bisognava sempre rinforzare la gabbia perchè il leone con le zanne e le zampe ne indeboliva le sbarre di legno.
Una notte, dopo aver allentato le sbarre, il leone riuscì a fuggire attratto dai lamenti sempre più disperati che dall'Africa giungevano a lui.
Corse giù dalle Manie e giunto sul mare si fermò sul piccolo promontorio a picco sul mare su cui si trova oggi la sua statua, i sedette e iniziò a ruggire per chiamare la sua compagna di cui sentiva i lamenti
Ruggì tanto forte e con tale potenza che svegliò un mago che dormiva profondamente proprio lì vicino.
Il mago non capiva chi o cosa fosse a fare quel frastuono e si alzò. Quando vide cos'era disse al leone di smettere, ma il leone voleva tornare dalla sua compagna e non aveva certo paura di un mago qualsiasi e continuò a ruggire spaventando tutti nel giro di qualche chilometro.
Allora il mago indispettito, fece.un incantesimo e trasformò il leone in pietra facendolo tacere.

E questa è la vera storia del leone di pietra di Capo Noli, e se qualcuno si fermasse vicino alla statua nelle giornate in cui c'è vento di mare, potrebbe sentire ancora arrivare fin qui i ruggiti della leonessa che cerca il suo leone rapito.”
Io rimasi di pietra di fronte a questo racconto struggente e scrissi fino all'ultima parola proprio così come la riporto. Quando mi voltai la vecchia non c'era più, ma sul muretto c'erano dei peli rossastri che assomigliavano proprio al pelo di un leone o di una leonessa...

venerdì 8 febbraio 2013

2013

E' molto che manco da questo blog; il 2012 è stato un anno difficile per tanti motivi, ma Varigotti è stata come sempre la mia "coperta di Linus" e il luogo dove riprendere forze e ottimismo.
Gli amici, i gatti delle colonie, il mare con quel colore meraviglioso, la collina....
Quando il livello di batteria è a livello d'allarme torno sempre qui.

Collegamenti Finale Varigotti

Finalpia e Varigotti collegate da una passerella pedonale, accordo Comune-Regione

Nell’ambito del precedente accordo di programma per la Piaggio è stata firmata un’intesa tra Comune e Regione per rendere disponibili i 400 mila euro per la passerella pedonale che collegherà la passeggiata con la nuova zona urbanistica prevista dal progetto di trasformazione dell’area finalese. L’intervento rientra tra le opere pubbliche finanziate dall’ente regionale, ma le risorse saranno impiegate per i lavori di completamento di un altro collegamento pedonale tra Finalpia e Varigotti, richiesto dall’amministrazione comunale. Da parte del Comune l’impegno a finanziare di sua mano la passerella relativa alla trasformazione delle aree Piaggio


giovedì 9 febbraio 2012

La Costa ha fatto l'inchino anche a Varigotti

Dopo la tragedia avvenuta all'Isola del Giglio della Costa Concordia il Corriere della Sera ha pubblicato le foto del passaggio ravvicinato della Costa Deliziosa a Varigotti.